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In questa raccolta non c’è traccia umana, la coscienza elementare è quella delle piante, dei fiori, degli animali, di quello che resta della loro attività. Tutto si limita alla processualità ferina e sapiente di un’evoluzione, come un’entelechia perfetta, ma che potrebbe essere scambiata per futile utilitarismo della specie. In realtà Sophie, attraverso il mezzo fotografico coglie, ancora una volta, non solo la realtà spietata dell’oggetto indagato, ma la sua seconda natura: la sensualità della carne, l’armoniosità della bellezza, compresa la sua fragilità, che può essere debolezza del processo, una falla nel sistema natura. La seconda natura del mondo naturale ci abita come una minaccia e una promessa di felicità, di estasi, ed è miracoloso il modo in cui il disegno perfetto possa, una volta riconosciuto nella specie umana, rappresentare fonte di gioia e bellezza. Presenze animali e vegetali proiettano l’ombra di simboli, di suggerimenti non richiesti, di una salvezza che resta avviluppata alla loro esistenza e si scarnifica nel gesto quotidiano di osservarne il glorioso e intonso mistero. Come diceva Sandro Penna: “quell’eterno amare i sensi e non pentirsi mai”

Denise Cuomo Pangallo

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