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Nella raccolta fotografica “Scraps” la fotografa, Sophie Anne Herin mette a nudo, come in nessun altro lavoro, la dimensione più intima e radicale della sua esistenza. Scraps contempla, non a caso, la presenza di scatti autentici e immagini di archivio. La narrazione si muove su due piani interconnessi tra loro che, alla fine, lasciano sfogare una voce fuori campo potente. Il focus è la famiglia, la terra e le radici, i luoghi dell’infanzia e le persone che costellano la sua giovane vita. Le vecchie fotografie di famiglia sono ormai ricordi, eco di una vita passata nel tempo e nello spazio, ma ancora presente negli eredi. E l’eredità qual è? Tolstoj nell’incipit di Anna Karenina descrive così le famiglie: “Le famiglie felici si somigliano tutte, le famiglie infelici lo sono ognuna a modo suo”. Da queste immagini non c’è concesso sapere se la storia di questa famiglia sia felice o meno, forse perché la verità è che nessuna famiglia è mai stata felice, forse non è la felicità il marchio della famiglia, ma l’intensità dell’incomunicabilità. Sophie manomette fotografie che appartengono agli archivi di famiglia, riscrive su un altro piano, attraverso l’intervento sulla lontana realtà, quell’eredità di caratteri e silenzi, di suoni e impercettibili taciuti. È la sua voce fuori dal campo, la voce di chi rimane per raccogliere i frutti dei semi che si confondono nella terra, tra i rovi ventosi, tra le carcasse di animali morti e danno vita a un universo che solo un lessico coraggioso può cogliere e svelare.

Denise Cuomo Pangallo

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