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Il periodo ipotetico è formato da una proposizione condizionale (pròtasis: premessa, in greco) e una proposizione principale (dal greco apòdosis, cioè restituzione). If è un album sulla restituzione mancata. 
Cos’è che non è stato restituito? Quali premesse sono state disattese? Noi non possiamo saperlo, questa non è cronaca, le fotografie di Sophie in questo caso sono più che mai astratte, meno nella loro singolarità, più nella loro sintassi. Comunicano tra di loro attraverso una sensazione indescrivibile di assenza, mancanza, cedimenti, angosce e fragilità. È il sostrato della vita di chi ha avuto il resto di niente indietro, per questo motivo dobbiamo accontentarci di simboli e fallite messe a fuoco, di paesaggi solitari e vacanti, strade che promettono con le loro traiettorie la presenza umana che però è assente. La poetica dell’immagine potrebbe soverchiare il senso di tutto questo, ma il significato è chiaro: la solitudine degli sfrattati. Non importa che sia una casa, una felicità promessa, un torto rimasto impunito, la maschera cade e quello che resta sono mani, strade, arbusti nel gesto d’attesa, un respiro ingestibile e rimasto sospeso, chissà da quanto, chissà perché, chissà chi restituirà o pagherà il debito. Questo potrebbe essere l’epilogo doloroso e verosimile di contatti e solitudini che si incollano e scollano alla e sulla pelle, ma Sophie non dimentica la dignità degli elementi e degli uomini, l’inevitabilità dell’assenza e quindi il silenzio che ha il colore del neon in un cortile, o di uno specchio da mobilio anni settata, sono tutti vettori che colgono sul fatto la nobile e inviolabile zona grigia della vita, una dignitosa solitudine che ci rende fragili, inguaribili, ma uguali. 

 

Denise Cuomo Pangallo

 

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